Mexico news n. 4

Sono partito senza sapere la meta, consapevole che la strada che stavo percorrendo mi avrebbe portato lontano facendomi abbandonare le certezze e stabilità accumulate nel corso di una vita. La consapevolezza d’inseguire comunque un sogno e scoprire,  giorno dopo giorno, che fra la strada percorsa e la meta tanto ambita non c’era differenza. Arrivare in uno splendido albergo di Baku o in una semplice guesthouse di Messicana non fa molta differenza quando la stanza che ci ospita è solo il rifugio temporaneo di una notte. Le strade polverose delle campagne aride del Messico in affannosa rincorsa della modernità e le inquinate vie trafficate di un’ultramoderna New York sono dei semplici sentieri che percorro in una quotidianità che mi consente di mettermi in discussione, apprendere, vivere. E’ incrociando lo sguardo d’impenetrabili occhi, ascoltando suoni di lingue misteriose,  abbracciando filosofie dalle radici antichissime, gustando pietanze dai sapori stimolanti che mi sento fortunato. Faccio ovviamente i conti con la nostalgia, con la lontananza e la consapevolezza che una strada ne sta escludendo un’altra. Ma non per questo continuo a guardare indietro, non per questo ho lasciato dei capisaldi per costruirmene altri. Lascio tracce sparse qua e là,  frammenti spesso sconclusionati di una vita da espatriato che mi sono cucito addosso, pensieri e parole che forse nessuno potrà capire ma che sono il mio modo di gridare al mondo che vale la pena vivere fino in fondo la strada che stiamo percorrendo. Inutile affannarsi a cercare altrove la felicità. La felicità è accanto a noi, basta saperla riconoscere. E se “ogni viaggio ha valore quando al momento della partenza il cuore è pieno di ricordi e gli occhi sono lucidi al dover salutare chi si lascia” è tornare a casa che dona significato profondo al peregrinare.

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